«La politica si impegni per migliorare la condizione femminile in carcere»

«La situazione delle donne in carcere è più penalizzante rispetto a quella maschile: oltre a vivere la perdita della libertà, scontano una pena maggiore per il fatto di essere donne. Infatti, essendo poche, su di loro c’è meno attenzione, ci sono meno iniziative in cui coinvolgerle, anche se tante cittadine volontarie si impegnano per alleggerire la loro condizione detentiva». Sono state le parole di Claudia Clementi, direttrice della Dozza, a margine dell’incontro organizzato dalle Acli che si è svolto ieri mattina al liceo classico Galvani di Bologna in occasione dell’8 marzo.  

«Essere donna, ma soprattutto mamma e detenuta fa sì che ci siano tanti bambini che, nei primi tre anni di vita, crescono senza sapere nemmeno aprire una porta, perché in carcere non ci sono porte da aprire. Significa che ci sono bambini che, nel periodo fondamentale del loro sviluppo, vedono il mondo solo attraverso le sbarre. Per questa situazione occorre una maggior attenzione e un maggior impegno da parte della politica e delle Istituzioni, ma anche della collettività. A Bologna ci sono gruppi di donne che hanno questa sensibilità nei confronti delle detenute, ma le leggi le fa la politica, dunque occorrono delle riforme in tal senso», ha detto Clementi. 

All’iniziativa hanno preso parte anche Ines Miriam Marach dell’associazione di donne ebree Adei Wizo Rassmea Salah della comunità Islamica di Bologna, le quali hanno sottolineato come il ruolo delle donne sia fondamentale per l’integrazione di comunità straniere e religiose sul territorio italiano, partendo soprattutto da un impegno nella formazione delle giovani e dei giovani all’impegno sociale e alla cittadinanza attiva. 

Fonte: Acli provinciali di Bologna

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