Case come “loculi” in affitto a Bologna, se sei straniero ti va peggio

«Un caro zio che vive nel Sud Italia mi chiede un favore: “Ci sarebbe da andare a vedere un monolocale per Frankie”. Frankie (nome di fantasia) è un ragazzo di 21 anni non è italiano e che vuole venire a vivere a Bologna per lavorare e coltivare il suo sogno. Dicono che sia bravissimo a suonare la batteria. L’ho sentito suonare il suo jazz. Dicono il vero. Vado a vedere la casa. È in centro, in una zona di Bologna vivace e con tanto movimento di giovani.
La signora che me la mostra aveva già preso contatti con mio zio sostenendo che, essendo Frankie straniero, sarebbe stato difficile inserirlo in casa con altre persone.

La casa è al piano terra ed è più piccola di una camera da letto a norma. C’è un letto, un bagno senza bidè e senza lavatrice, un frigo e una piccolissima piastra a induzione. “Può cucinare”, dice. È tutto così ridotto che fare un giro su stessi è praticamente impossibile. 

Mi chiedo quando le persone hanno smesso di vergognarsi di dimostrarsi razzisti, di giocare con la disperazione della gente e ancor peggio con i loro sogni. Mi chiedo come non ci si vergogni a proporre in affitto un loculo che all’Asinara i carcerati stavano meglio. Mi chiedo come si possano ancora affrettare dei giudizi sulle persone solo perché straniere. Insomma, Frankie cerca casa a Bologna e anche un lavoro. Perché con la testa bella ferma sul collo, insegue un sogno».

 

Post di Silvana Carbone

 

Foto: dimostrativa dal web

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