La Virtus ha scoperto l’immenso talento di Teodosic trasformandosi al PalaDozza in un’opera d’arte cestistica nel successo contro Venezia. La Fortitudo si affida al suo play emergente, l’ultimo ad arrendersi a Varese. Domenica la Segrafredo andrà a Pesaro mentre la Pompea attenderà Treviso 

Una luce abbagliante nella notte del PalaDozza. Un flash. Il tempo rallenta e lentamente si riavvolge fino ai gloriosi anni di “Basket City”, quando le due squadre bolognesi dominavano in Italia e in Europa. Ladies and gentlmen, ecco Milos Teodosic. Gli epiteti affibbiatigli da tifosi, media, compagni di squadra e avversari ormai si sprecano: marziano, dio del basket, campione assoluto, poeta. Artista, aggiungiamo noi. Una manna dal cielo per un movimento cestistico come quello italiano, bisognoso di talenti cristallini e di campioni di dimensione internazionale per nobilitare il presente e rilanciarsi in vista del futuro.  

VIRTUS. Il pokerissimo servito dalla Segafredo in questo avvio di stagione porta la firma del campione serbo. Con lui la squadra di coach Sasha Djordjevic è diventata un’opera d’arte da ammirare, la “Venere di Milos”. Statuaria nella sua potenziale grandezza, inebriante nella sua capacità di accendere la più profonda sindrome di Stendhal negli amanti della pallacanestro. La prestazione di Teodosic contro Venezia ha tolto il fiato e fatto brillare gli occhi non solo ai tifosi bianconeri, ma a tutti quelli che amano il basket. Invenzioni, canestri e soprattutto quella leadership che con Venezia avanti di 10 punti nel primo tempo aveva tranquillizzato i compagni. “Tranquilli, ci siamo, tranquilli”. La Segafredo ha così risalito la china, rimontando e mettendo il proprio sigillo sul match (75-70), confermandosi proprio ieri sera con il successo europeo con il Maccabi Rishon (96-77). A vestire i panni del protagonista questa volta è stato Gaines, autore di 21 punti. Altro giro, altro protagonista. Ancora al PalaDozza, ancora una vittoria. Fin qui sono cinque su cinque. E domenica la Virtus andrà in trasferta a Pesaro, fanalino di coda con zero punti in classifica.

FORTITUDO. La Fortitudo si è fermata a Varese (60-83), stritolata dalla feroce aggressività degli avversari che, acquisita la necessaria fiducia, hanno segnato canestri a ripetizione dominando in lungo e in largo la Pompea. La squadra di coach Antimo Martino non subiva una sconfitta con uno scarto così pesante dal 25 marzo 2018, 67-91 all’Unieuro Arena contro Forlì. Ora serve equilibrio, difficile da mantenere in una piazza particolarmente emotiva, capace di sognare in grande dopo l’impresa contro la Reyer alla seconda giornata e di preoccuparsi esageratamente dopo il ko all’Enerxenia Arena. La nota positiva che accomuna l’inizio della stagione biancoblù è la crescita di Matteo Fantinelli. Eccellente a Pesaro e contro Venezia, l’ultimo ad arrendersi a Varese. Domenica al PalaDozza arriverà Treviso, il Fante è già in prima linea. Alla De’Longhi si è lanciato grazie alle intuizioni e alla fiducia di coach Stefano Pillastrini. La scorsa estate, quando scelse la Effe, squadra di cui è tifoso fin da bambino, alcuni “tifosi” veneti arrivarono a minacciarlo di morte. Follia. Che Matteo ha scavalcato guidato da un brivido che vola via, sulle ali di un’Aquila con cui arriverà lontano. Fino alla Nazionale? Probabilmente sì. Per noi ci arriverà senza alcun dubbio.  

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foto Ciamillo Castoria  Virtus Pallacanestro
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