“Partiamo da Riace”, una ricerca di studenti e professori Unibo nei paesi simbolo dell’accoglienza

«Andare sul luogo, vedere, ascoltare in profondità, indagare con metodo scientifico e provare a raccontare il modello Riace». Anna Scalfaro, professoressa di Filosofia ed estetica musicale all’Università di Bologna, fa parte del gruppo di ricercatori (composto da dieci studenti del Dams e di Antropologia coordinati dal professore Nico Staiti) che hanno preso parte allo studio “Partiamo da Riace. Andiamo dove accadono le cose”. I risultati del lavoro sul campo saranno presentati oggi pomeriggio alle 17,30 al DamsLab in piazzetta Pasolini 5b, a Bologna.

Gli studenti proietteranno un video di dieci minuti che raccoglie le interviste agli abitanti e agli operatori dell’accoglienza di Riace, Gioiosa Jonica, Stignano, Camini e Caulonia, piccoli borghi in provincia di Reggio Calabria che si sono ripopolati in seguito all’arrivo di migranti. Alle 20 si terrà un concerto di musica popolare al circolo Arci CostArena in via Azzo Gardino, 48.

L’idea è nata dopo “Saperi pubblici”: due giornate di incontri tra professori e studenti in piazza Verdi. «Piuttosto che aderire all’hashtag #iostoconmimmolucano volevamo capire cosa c’era di reale nel modello. Se si trattava solo di retorica oppure se era qualcosa di concreto», ha affermato Scalfaro. La ricerca non si è soffermata solo sugli aspetti musicali ma è andata in profondità per capire, con metodo scientifico, il funzionamento dei piccoli comuni che si sono ripopolati attraverso i percorsi di accoglienza. «I luoghi che abbiamo visitato sono molto poveri e credo che le difficoltà vissute producano solidarietà verso chi viene da lontano. Poi anche i locali hanno beneficiato dei posti di lavoro generati dal ripopolamento. Adesso bisogna capire quanto lo sviluppo economico possa essere duraturo», ha dichiarato la professoressa.

La ricerca, che finora è stata finanziata dai professori e da alcune cene di autofinanziamento degli studenti, ha l’obiettivo di continuare anche in altri borghi che hanno vissuto esperienze simili: da Petruro Irpino, in Campania, alle province di Biella e Cuneo, in Piemonte. «Un’associazione cinese di commercianti si è interessata al progetto e ha deciso di stanziare mille euro, perché alcuni paesi del cuneese hanno assistito a una rivitalizzazione grazie all’immigrazione cinese», ha detto Scalfaro. Il progetto vorrebbe proseguire e i professori sono alla ricerca di fondi europei. Perché, se è vero che il modello Riace rappresenta un’alternativa possibile in tempi di chiusura e nazionalismo, è necessario comprenderne il funzionamento (grazie alla ricerca scientifica) e capire se e come possa essere esportato altrove. Prima che la paura ci renda definitivamente ciechi.

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