Lettera anonima per la pagina Facebook “Il Padrone di merda-Bologna” da parte di «uno studente lavoratore»

Si firma come «studente-lavoratore garantista e democratico» e ha inviato in forma anonima una lettera alla mail della nostra redazione. La nota è indirizzata agli ideatori e gestori della pagina Facebook “Il Padrone di merda – Bologna” attraverso cui è possibile vendicarsi, in forma anonima indossando una maschera, contro il datore di lavoro che a Bologna sfrutterebbe o molesterebbe i propri dipendenti. La forma anonima della lettera «è provocatoria dato che anche loro, agendo in maschera, sono anonimi», spiega il mittente.  

Pubblichiamo il testo della lettera in forma integrale: 

«A Bologna i cameralcompagni rossobruni nazimao dell’ultima ora, sostenitori di Maduro e della sovranità monetaria, stalinisti ed antisemiti, confusi e anche troppo, hanno costituito una associazione sovversiva con tanto di pagina Facebook chiamata “Il padrone di merda-Bologna”. Lo scopo comune perseguito è quello di sostituirsi non solo alle organizzazioni sindacali, ma anche alla magistratura. Non sono capaci di maneggiare la “spada della divinità” anche se, armati di maschera e megafono, con ariano spirito giustizialista non sono restii a denunciare irregolarità presunte, ma non ancora accertate dalle autorità competenti o addirittura non segnalate alle stesse, su questioni riguardanti modalità e svolgimento di rapporti lavorativi che interessano perlopiù universitari.

Molti studenti appoggiano in maniera schizofrenica questo metodo giustizialista, demagogico e illiberale, legittimandolo con il pretesto-seppur veritiero per certi versi ma in ogni caso intollerabile-della lentezza della macchina burocratica, dei tempi dei processi ed in generale della mancanza di fiducia nei confronti della magistratura.  Per me è pigrizia, pressapochismo, negazione dello stato di diritto, mancanza di rispetto per le istituzioni, populismo della più brutta specie ossia quella che colpisce studenti della mia età, cresciuti nell’alveo del benessere e destinatari di conquiste civili e sociali che vanno difese, arricchite e non dimenticate e calpestate.
“A giudicar per induzione, e senza la necessaria cognizione de’ fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti”, direbbe il Poeta.

La giustizia fai da te scavalca con arroganza le istituzioni e se fosse applicata ad ogni caso di presunta irregolarità non accertata e non denunciata da chi e a chi ha il potere e la competenza per farlo, non solo in materia giuslavoristica, sarebbe deleteria e arrecherebbe danni di portata notevole alla tenuta della democrazia e allo stato di diritto: legittimerebbe ad esempio il derubato ad uccidere il ladro o a tenerlo rinchiuso in cantina a pane e acqua con la scusa della lentezza della macchina burocratica. E se il ladro fosse stato costretto da un’altra banda di ladri a recarsi coercitivamente e non volontariamente a casa del derubato, la giustizia fai da te permetterebbe di accertare questa fattispecie nonché di scontare la giusta pena prevista dalla legge in base alla commissione del reato e dei suoi elementi costitutivi?

Allo stesso tempo seguendo la logica babilonese dei ragazzi meridionalemiliani, se un lavoratore venisse licenziato per giusta causa e se non si delineassero elementi di illegittimità nel licenziamento, il lavoratore potrebbe vendicarsi con l’aiuto dei cameralcompagni rossobruni nazimao che non esiterebbero ad esibirsi in maschera e megafono a danneggiare in pubblico la reputazione di un datore di lavoro che rispetta le regole e che ha avuto la sfortuna di assumere un lavoratore poco serio».

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