Via Zamboni, un cerchio silenzioso di ragazze e ragazzi, una fascia fucsia al braccio, nastro adesivo nero sulla bocca, su di esso la scritta “#metooUnibo; un attimo dopo lo “scotch” è strappato via dalle labbra, per spezzare la quiete, urlando “Rompi il silenzio, ogni grido conta!”: è l’azione svoltasi ieri mattina al collettivo transfemminista universitario “La Mala educaciòn” per denunciare l’esclusione degli studenti dalle norme universitarie contro la violenza di genere. La protesta è iniziata ieri sui social con la pubblicazione sulle pagine Facebook ed Instagram del movimento femminista “Non una di meno – Bologna” e della “Mala educaciòn” della lettera anonima di una ragazza che racconta la sua storia di molestie in università accompagnata dall’hashtag “#metooUnibo”. Le ragazze e i ragazzi del collettivo hanno poi deciso di organizzare un’azione ieri mattina in pieno centro studentesco per sottolineare la necessità di un cambiamento nel regolamento universitario. 

Il collettivo La Malaeducaciòn nasce dall’esigenza di un gruppo di studentesse e studenti dell’università di Bologna di lavorare sulle tematiche di genere, di combattere la violenza maschile sulle donne e di educare fin dai banchi di scuola “alle differenze e alle relazioni fuori dal pensiero dominante senza pregiudizi o moralismi”. Hanno poi dato vita a “La Mala Consilia”, una consultoria autogestita che propone fra le attività uno sportello di denuncia, un luogo fra pari in cui raccontare le proprie esperienze di molestie e discriminazioni e dal quale poi si viene condotti a soluzioni e servizi più titolati a prendere in esame questi casi. 

Insieme al coordinamento universitario Link – Bologna, il collettivo aveva già provato a modificare il “Codice di comportamento per la tutela e la prevenzione delle molestie morali e sessuali” dell’Alma Mater durante il Consiglio degli studenti della scorsa settimana ma, a causa di alcuni consiglieri di schieramenti opposti, la discussione è stata rimandata. «È importante denunciare ed organizzarsi insieme per non far sentire nessuna più sola», dichiara Eleonora Calamandrei, unesponente di “La Mala educaciòn”, «e vogliamo più azioni concrete da parte dell’università per sensibilizzare sul tema e sugli strumenti a disposizione». Fra le rivendicazioni del collettivo vi è la cancellazione del limite massimo di 60 giorni per le denunce, cosa che non permetterebbe di segnalare il fatto dopo che il rapporto tra denunciante e denunciato si è concluso, allargare le competenze della Consigliera di Fiducia, unica figura chiamata a gestire le procedure per le pratiche di denuncia ma che ad oggi non si occuperebbe degli studenti, e che sia obbligatoria una mediazione tra chi segnala e chi viene segnalato.  

I manifestanti invitano infine a partecipare ad un presidio che si terrà lunedì prossimo in piazza Scaravilli alla 18,30  in cui si parlerà delle molestie in università e come contrastarle.  

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