Si è conclusa ieri con un presidio la due giorni di Legambiente a Ravenna per chiedere lo stop ai sussidi alle fonti fossili e un’inversione di rotta verso le energie rinnovabili.  Due giornate di eventi organizzati non a caso in concomitanza con l'”Offshore Mediterranean Conference”, tra le più importanti fiere al mondo nel settore Oil & Gas, che si sono aperte mercoledì con la presentazione del dossier “No oil – Stop sussidi alle fonti fossili”, il rapporto con cui da anni Legambiente pone la questione della cancellazione dei sussidi al settore dell’oil and gas al centro dell’agenda politica nazionale.

Sarebbero circa 18,8 i miliardi di euro arrivati in un anno in Italia al settore delle fonti fossili, tra sussidi diretti e indiretti al consumo o alla produzione di idrocarburi. Secondo l’analisi dell’associazione ambientalista, oltre  14,3  miliardi di euro all’anno di sussidi sono eliminabili in parte subito e del tutto entro il 2025, mentre 4,5 miliardi di euro possono essere rimodulati, nello stesso settore o in altri,  ma in modo da spingere l’innovazione e ridurre le emissioni.  In Emilia-Romagna oltre il 63% del gas e del petrolio estratti sono esenti da royalties, con un mancato gettito per le casse pubbliche stimabile in oltre 6 milioni e mezzo di euro.

L’Agenzia internazionale dell’energia stima in almeno  300 miliardi di dollari il  valore complessivo dei sussidi alle fonti fossili nel 2017, una cifra cresciuta di 30 milioni di dollari rispetto al 2016. Il 45% del totale è andato a sostegno del petrolio, quasi 137 miliardi di dollari; il 23% al gas, circa 57 miliardi di dollari; 2 miliardi di euro al carbone.

«Si potrebbe uscire dalla difficile situazione economica e sociale che vive l’Italia investendo in innovazione e ricerca, green economy e riduzione delle diseguaglianze ed è davvero ipocrita e inaccettabile continuare a trasferire ogni anno miliardi di euro a sostegno di petrolio, gas e carbone quando il mondo intero, Italia compresa, soffrono già gli impatti di alluvioni, siccità e ondate di calore. Le fonti rinnovabili sono sempre più competitive: basterebbe eliminare questi sussidi per sostituire centrali inquinanti con impianti puliti.  Già con la legge di stabilità 2019 si potrebbero avere risorse da investire per incrementare i fondi necessari al funzionamento del Servizio Sanitario nazionale, per l’Università e la Scuola, per i pendolari attraverso il fondo trasporti, per la messa in sicurezza e l’adattamento dei territori ai cambiamenti climatici. Con una attenta programmazione si potrebbe arrivare a 14 miliardi di euro all’anno nel 2025», ha commentato la responsabile Energia di Legambiente Katiuscia Eroe.

Secondo Legambiente, già nel 2020 si potrebbero determinare investimenti importanti in settori strategici riducendo, ad esempio, del 10% all’anno i sussidi agli autotrasportatori e vincolando le risorse all’acquisto di mezzi più efficienti e premiando le imprese che scelgono l’integrazione modale con ferro e navi. Oppure eliminando nelle isole minori i privilegi di cui godono vecchie centrali diesel e spostando la produzione verso solare, eolico, biometano e idroelettrico. O ancora, cancellando le esenzioni dal pagamento delle accise di cui beneficiano le auto diesel e i voli di linea.

Foto: da Legambiente Emilia-Romagna

 

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