L’odio sui social ha i giorni contati, da Bologna parte la campagna “Da ora odiare ti costa!”

Da ora odiare ti costa! È il nome dell’iniziativa appena partita e messa in piedi dall’associazione Tlon e dallo studio legale Wildside dell’avvocatessa bolognese Cathy La Torre che hanno preso oggi l’impegno di tutelare chi è stato diffamato, offeso e calunniato sul web. Una campagna legale contro gli odiatori del web. «Da oggi non vi consentiremo più di danneggiare impunemente gli altri col vostro odio. Di offendere, diffamare, calunniare, minacciare, impunemente. Da oggi i danni arrecati alle vittime di odio su Facebook, Messenger, Instagram, Youtube, vi costeranno. E non vi costeranno una condanna penale di pochi mesi che vi appunterete al petto come una medaglia.  No. Vi costeranno denaro, perché agiremo in sede civile. E sarà un giudice a stabilire con quanto denaro dovrete risarcire la vittima delle vostre azioni», ha dichiarato Cathy La Torre in un post su Facebook. 

Un gruppo di avvocati, filosofi, comunicatori, investigatori privati, informatici forensi raccoglieranno le segnalazioni e inviteranno chi è stato diffamato, offeso o minacciato sui social a inviare il link alla mail odiareticosta@gmail.com. A quel punto scatterà la richiesta di risarcimento.

«Perché se il diritto di critica è sacro e inviolabile, se la libertà di opinione è sacra e inviolabile, se la libertà di dissenso, anche aspro, duro, netto, schietto, è un diritto sacro e inviolabile, la diffamazione no, l’ingiuria no, la calunnia no, l’offesa no, la minaccia no. Quelli sono delitti. Anche e soprattutto sui Social. Criticare una donna per le sue posizioni politiche è un sacro diritto. Augurarle lo stupro è invece un delitto. Criticare una persona perché solidarizza con i migranti è un sacro diritto. Insultarla, accusarla senza prove di qualche crimine, calunniarla è invece un delitto.  Criticare un omosessuale per le sue idee è un sacro diritto: insultarlo, offenderlo, ingiuriarlo, augurargli o promettergli violenza no.  Quello è un delitto. È un danno. E si paga», incalza nel post La Torre. 

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