Per risolvere il problema della violenza domestica anche gli uomini che maltrattano le donne possono chiedere aiuto. Come? Con il progetto del Centro Senza Violenza presentato oggi a Bologna nella sede di via de’ Buttieri 9/a durante il bilancio dei due anni di attività. Secondo i promotori dell’iniziativa, alla quale aderiscono anche il Comune e l’associazione Casa delle donne, il problema va risolto alla radice aiutando direttamente gli uomini violenti nel riconoscimento delle loro responsabilità ed evitando, quando possibile, misure repressive.  L’organizzazione offre agli uomini che maltrattano le mogli o le compagne un numero telefonico (349.1173486) al quale possono chiedere informazioni per poi fissare degli incontri gratuiti con psicologi e psicoterapeuti.  
 
Nei due anni di attività il Centro Senza Violenza ha ricevuto oltre 70 richieste spontanee di aiuto. Di queste, 40 uomini hanno presenziato ai colloqui e cominciato dei percorsi. Ma qual è l’identikit dell’uomo violento? Secondo i dati dell’organizzazione basati sulle richieste di aiuto il 76 per cento sono uomini italiani e il 24 per cento cittadini stranieri. Entrambe le fasce hanno un’età media di 36 anni. Il 76 per cento ha un impiego e un livello di educazione medio alto: il 33% è laureato e il 36% ha un diploma di scuola media superiore. A livello nazionale, secondo i dati del 2019 dell’Istitituto nazionale di statistica (Istat), quasi 7 milioni di donne italiane tra i 16 e i 70 anni hanno subìto nella loro vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. 
 
Ispirandosi ai metodi innovativi del Centro antiviolenza di Oslo, i componenti del progetto bolognese si sono chiesti come comportarsi con questo tipo di uomini. Il Centro Senza Violenza ha appurato che il problema, essendo principalmente culturale, non viene risolto dalle misure cautelari, ma ha bisogno di un supporto psicologico che aiuti l’uomo nella comprensione delle sue azioni. L’uomo violento può quindi telefonare all’associazione che, nel rispetto della privacy, fisserà tre incontri preliminari con operatori formati, com’è da prassi in qualsiasi seduta psicoterapeutica. Dopodiché comincerà un percorso che solitamente dura dieci mesi. La partner verrà informata della scelta del suo compagno e potrà andare nella sede di via de’ Buttieri a dare il suo riscontro. Da fine novembre l’associazione istituirà, per chi accetta, anche delle sedute terapeutiche di gruppo. Secondo l’associazione, l’iniziativa sta avendo dei buoni risultati per quasi l’80% dei casi. 

La violenza verso le donne non viene esercitata solo in ambito domestico. Sui social network si moltiplicano episodi come gli insulti misogini e la diffusione non autorizzata di immagini intime (definita comunemente “revenge porn”). Giuditta Creazzo dell’associazione Senza Violenza ha dichiarato alla Gazzetta di Bologna: «Il fenomeno è diffuso perché davanti non c’è una persona fisica e quindi ci si permette di dire di più, lo schermo del computer o del cellulare funziona come disinibitore. Il Centro sta studiando il fenomeno e stiamo già facendo delle campagne di prevenzione per le fasce più giovani». 

Per diffondere il progetto partirà una campagna con oltre 2500 volantini e manifesti che verranno distribuiti e affissi sulle pensiline e negli autobus TPER, ed è curata dall’agenzia Comunicattive. I manifesti usano delle dichiarazioni prese direttamente dalle testimonianze degli uomini violenti: «Le ho messo le mani addosso, non voglio più farlo», «Insulti, umiliazioni, minacce. Voglio smettere» e «Non voglio che abbia paura di me». Elisa Coco, che cura la campagna informativa, ha dichiarato: «Quando si fa comunicazione su questo tema si usano spesso degli stereotipi ed espressioni stigmatizzanti. In questo modo gli uomini finiscono per non chiedere aiuto. Noi, invece, vogliamo far capire che la violenza non è un destino e che certi comportamenti si possono modificare».   

 

Foto: Ansa

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