Cercasi barista “single”, strani annunci di lavoro per donne a Bologna

«Sei single? Allora sei assunta». Ecco uno dei requisiti fondamentali per fare la cameriera (o la barista) a Bologna per alcuni datori di lavoro, oltre ad essere di bellissima presenza, gentile e “disponibile” (a cosa, non è chiaro). Sì, perché nel 2019 per lavorare in un bar o in un ristorante non occorre necessariamente avere esperienza nella ristorazione, saper fare un cappuccino o un cocktail. Devi essere single, o almeno dire di esserlo, così i clienti sono più invogliati ad andare in quel determinato locale perché “ci si può provare” con la barista e a fine serata chissà cosa si potrebbe portare a casa, oltre ai postumi dell’alcol. Non devi rispondere a tono o lamentarti con il titolare se mentre lavori qualcuno fa degli apprezzamenti (spinti o meno) sul tuo aspetto fisico, altrimenti non sei “gentile” ma “aggressiva” nei confronti del cliente che, ricordiamolo, ha sempre ragione. 

Essere giudicate per l’aspetto fisico e non per le proprie capacità lavorative in un campo come quello della ristorazione è destabilizzante, oltre che umiliante. Un bar dovrebbe essere valutato positivamente o meno per la qualità del caffè o dei cocktail e per la capacità dei dipendenti di saper fare bene il proprio mestiere. Cosa c’entra la situazione sentimentale della cameriera? Perché dovrebbe essere alta e magra? Incide forse sulla cremosità della schiuma nel caffè macchiato? Questi sono criteri di valutazione che ti aspetteresti a un concorso di bellezza, non a un colloquio di lavoro in un bar che organizza feste di laurea e compleanni. Quante donne, quante ragazze si sono ritrovate a dover subire queste situazioni? Quante si sono rifiutate? Quante hanno dovuto accettare per poter pagare l’affitto o gli studi?Secondo l’Istat (Istituto nazionale di statistica), attraverso un’indagine sulla sicurezza dei cittadini condotta nel 2016, sono 1 milione e 400 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Rappresentano l’8,9% per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione.

Il fenomeno dei ricatti sessuali appare più frequente al centro Italia, nei grandi comuni delle aree metropolitane e in quelli con più di 50 mila abitanti, sia per ottenere un lavoro, mantenerlo o per un avanzamento di carriera. Tutti episodi di violenza (psicologica e non) che per un motivo o l’altro (sfiducia nelle forze dell’ordine, superficialità nel valutare il fatto) che quasi mai vengono denunciati. 

Sempre in base ai dati raccolti dall’Istat, solo lo 0,7% per cento delle vittime di ricatti sessuali si è rivolta alla polizia. Quasi nessuna ne parla con i colleghi sul posto di lavoro. Nella maggior parte dei casi (il 33,8%) coloro che hanno subito ricatti hanno cambiato volontariamente lavoro o ha rinunciato alla carriera. Alcune sono state licenziate, altre messe in cassa integrazione o semplicemente non sono state assunte. Ma non sono solo le donne a subire questo tipo di discriminazioni. Spesso negli annunci di lavoro su internet oppure in alcuni gruppi Facebook creati per offrire opportunità lavorative (esempio “Cerco offro lavoro Bologna”) si ricercano quasi esclusivamente ragazze o giovani donne (a volte viene specificato “italiane”) per bar, ristoranti e negozi. Importante da sottolineare il limite d’età, anche per i ragazzi.

Se hai superato i 30/35 anni vieni escluso dalla lista dei candidati a priori. Siamo ancora molto lontani dalla parità dei diritti tra uomini e donne, in primis sul lavoro. Entrambe le parti vengono discriminate, chi per l’età, chi per il sesso, chi per la situazione sentimentale o per l’aspetto fisico. Il lavoro è un diritto e un dovere di tutti ed è avvilente che nel 2019, in Italia, in particolare a Bologna, sia invece un lusso concesso a pochi eletti. 

 

Foto: dal web

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