The Irishman, recensione del film di Scorsese candidato a 5 Golden Globe

The Irishman” usa il genere gangster per raccontare la futilità del male: il nuovo film di Martin Scorsese, candidato a 5 Golden Globe tra cui miglior film drammatico, è un’opera morale che condanna le azioni dei malavitosi al silenzio e alla solitudine. I tre protagonisti, il sicario Frank Sheeran (Robert De Niro), il sindacalista Jimmy Hoffa (Al Pacino) e il capo mafia Russell Bufalino (Joe Pesci), parlano molto, uccidono altrettanto e, attraversando le decadi, influenzano la politica americana tramite i loro legami con la famiglia Kennedy e con Richard Nixon. La punizione, un vero e proprio “purgatorio spirituale” da scontare sulla Terra, arriva grazie al giudizio silenzioso e sprezzante della figlia di Sheeran (il premio Oscar Anna Paquin), che condanna gli anziani patriarchi a una vecchiaia triste e senza affetti.

«I peccati non si scontano in chiesa, si scontano per le strade, si scontano a casa: il resto è una balla e lo sanno tutti». In questo incipit di “Mean Streets” (1973) c’era già tutta la particolarissima visione cattolica di Scorsese. Da sempre legato a una concezione spirituale del mondo, il regista newyorkese ha messo in scena, nella sua nutrita filmografia, delle storie in costante bilico tra perdizione e redenzione. Ciò avveniva anche in “The Wolf of Wall Street”, quella che è stata recepita come la sua opera più immorale: il truffatore Jordan Belfort, nella sua vita fatta di eccessi con droghe, sesso e violenza, finiva per perdere tutto. L’autore non è, tuttavia, un bigotto. Nel suo penultimo film del 2016, “Silence”, Scorsese raccontava, attraverso la storia di due gesuiti del XVII secolo che volevano convertire il Giappone al cristianesimo, l’arroganza di chi si ritiene santo e l’inutilità del martirio. In “The Irishman” è lo sguardo di Peggy Sheeran, un personaggio che in un film di tre ore e mezza ha sì e no due battute, ad elevarsi a coscienza universale della storia americana. Il film comincia proprio a condanna avvenuta, con Frank Sheeran abbandonato al suo destino all’interno di una casa di riposo.

L’opera ambisce ad essere un film-mondo, un racconto dettagliato dei principali avvenimenti del Novecento statunitense che i personaggi attraversano o sfiorano tramite continui salti temporali. Una narrazione non lineare che frammenta il secolo breve nelle sue ambiguità morali. “The Irishman” vuole essere il corrispettivo cinematografico di “Underworld”, romanzo premio Pulitzer del 1997 di un altro italoamericano di educazione cattolica come Don DeLillo. Nel libro, il passaggio di mano in mano di una pallina da baseball era il tratto di unione tra la Guerra Fredda, le teorie del complotto, la cultura popolare e il protagonista Nick Shay, un dirigente della gestione dei rifiuti che finirà a smaltire scorie nucleari. In “The Irishman” il personaggio di Frank Sheeran non è solo il braccio destro di Jimmy Hoffa, il più noto sindacalista degli anni Sessanta la cui scomparsa è ancora uno dei più famosi casi insoluti della storia americana (e che trova una risoluzione nel film), ma si avvicinerà anche al complotto che ha portato all’omicidio di John Fitzgerald Kennedy. Anche in questo caso, Scorsese ha un ulteriore legame tematico e intellettuale con Don DeLillo: il romanzo “Libra” del 1988 trattava dell’assassinio del presidente partendo dal punto di vista del suo presunto carnefice Lee Harvey Oswald. 

Il film di Scorsese utilizza i corpi dei tre straordinari attori protagonisti, Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, talvolta invecchiati o ringiovaniti con una convincente computer grafica, per smitizzare il genere gangster a cui sia il regista che gli interpreti devono buona parte del successo professionale. I personaggi, pur essendo connessi da un legame di amicizia che non esclude una certa tenerezza, non sono figure a cui ambire o icone da imitare come sostiene una certa critica cinematografica un po’ miope e moralista, perché vengono condannati all’oblio della Storia. Per dirla con il Paolo Sorrentino de “Il Divo”: «Una volta conquistato il potere per fare il Male, come sempre ha fatto il Male nella sua vita. Tutto questo non significava niente».

“The Irishman” è stato presentato il 27 settembre al New York Film Festival ricevendo un meritato plauso unanime dalla critica ed è stato inserito dall’American Film Institute (AFI) tra i migliori film dell’anno. Intanto che si aspettano i Golden Globe del 6 gennaio e gli Oscar del 10 febbraio, in cui il film di Scorsese quasi sicuramente vincerà dei premi di peso, “The Irishman” è disponibile sulla piattaforma streaming Netflix. 

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