Casa per studenti diventa bnb, Davide dovrà sloggiare

«Mi chiamo Davide, ho 25 anni, sono laureato in economia all’Alma Mater e alla fine ho deciso di rimanere a vivere proprio qui, a Bologna, perché è la città che amo. Fin da quando sono arrivato ho vissuto sempre nella stessa casa: una vecchia dimora in zona piazza dei Martiri, dentro le mura. La casa è molto antica, precedentemente era un convento per suore, e se ti capita di entrarci ti accorgi che è tutto più o meno lasciato a sé stesso. Il legno delle porte è di un giallognolo vissuto, il mobilio vecchio e rovinato, le mattonelle di un rosso opaco e unto. Lo sporco si accumula con estrema velocità, mentre i muri ogni tanto si ritrovano con pezzi di intonaco che si sgretolano e cadono a terra. Ogni tanto la muffa prende possesso delle pareti, ed è in quel momento che dobbiamo fare un colpo di telefono al proprietario. Ma per il resto la casa è lasciata tutta a noi. E, come dire, proprio per questo negli anni è finita per diventare un po’ “nostra”. Certo, non è di nostra di proprietà. Ma col tempo abbiamo finito per abituarci ai suoi spazi, ai suoi colori, alle situazioni che si creavano al suo interno.

La struttura della casa è infatti molto adatta alla vita in comune (del resto era un convento per suore): 5 singole, un salotto grande, una cucina e un’altra stanza comune. Infine, un terrazzo che collega tutta la struttura della casa. Prezzo mensile dell’intero appartamento: 1300 euro. Se ci pensate, non è poi così tanto. Rispetto ai prezzi attuali di Bologna (dove ho visto singole a 500 euro), ci sentiamo un po’ fortunati. Forse anche per questo non abbiamo mai insistito col proprietario affinché aggiustasse alcune cose che ci sono dovute per contratto. Abbiamo continuato a goderci questa casa per quello che è: uno spazio dove poter vivere in comune. Alla fine, però, il proprietario si è fatto vivo. Dovendolo incontrare per motivi burocratici, ha approfittato del momento per comunicarci che alla scadenza del contratto destinerà la casa ad altri fini. In altre parole, alla scadenza del contratto tutti fuori. Ebbene, è qui che sta il fulcro della storia. 
 
Il motivo per cui ha deciso di interrompere la nostra coinquilinanza risiede nelle opportunità di mercato offerte dalla crescita sproporzionata del turismo a Bologna, come ha voluto spiegarci con estrema minuziosità. “Le singole”, ci ha detto, “possono arrivare a rendere 5-600 euro al mese, mentre con una stanza doppia si possono fare 800 euro”. Insomma, il proprietario ci ha comunicato che gli attuali 1300 euro non gli bastano. Grazie alle opportunità che offre Airbnb vuole arrivare a una rendita di 3200 euro. Quasi triplicare il prezzo. È chiaro, a queste condizioni, che per noi non c’è più spazio in quella casa. E la storia non finisce mica qui. Non solo la nostra casa sarà destinata agli Airbnb, ma l’intero palazzo (tutto di sua proprietà). Ho già parlato con altri condomini e anche loro mi hanno confermato di aver ricevuto la medesima comunicazione. Se a ciò si aggiunge la consapevolezza che l’intera via pare essere tutta di proprietà dello stesso individuo (e quindi stiamo parlando di centinaia di case), è chiaro che nei prossimi anni assisteremo a un drastico svuotamento di case nel mio quartiere. 

Lavoratori, studenti e famiglie (queste sono le persone che abitano queste case) saranno costretti ad andarsene. Al loro posto (cioè al nostro posto) ci sarà una massa di turisti che andranno ad ingrassare i proprietari di case, tra l’altro a discapito degli albergatori (i quali al turismo ci tengono davvero, non come mera speculazione). Questo comporterà un ulteriore aumento del prezzo delle case, e a quel punto quali nuovi studenti e lavoratori potranno più permettersi di venire a vivere nel centro storico? Che Bologna ci sarà mai fra qualche anno? Pensate veramente che Bologna potrà mantenere la sua anima quando per viverci si dovranno pagare gli stessi prezzi che si pagano nel centro di Milano, Roma, Parigi? Sapevo che Bologna si stava spopolando per colpa della corsa agli affitti brevi e agli Airbnb, ma quando il fenomeno mi ha toccato nel personale è diventato tutto molto diverso. Tutto molto più chiaro. 
 
Una multinazionale ultramiliardaria si sta prendendo possesso della città di Bologna. Ecco la verità. La sta svuotando della sua identità e dei suoi cittadini, tutto in logica di un profitto privo di regole. La dimensione popolare e politica, la tradizione studentesca, la cultura storica cittadina, tutto ciò cederà lentamente il passo a una grande macchina del capitale (Airbnb e i suoi simili) che in pochi anni si mangerà tutta la nostra città. Se il Comune, i cittadini, gli studenti e le associazioni non interverranno subito, in poco tempo succederà quello che è successo a Venezia: la città verrà svuotata per lasciare spazio ai turisti. Vuota, come un corpo morto e senz’anima. Questo è il nostro destino se non facciamo qualcosa subito. 

È per questa ragione che sto raccontando la mia storia. Ci serve una regolamentazione rigida e severa, subito. Prima che sia troppo tardi. In questo momento in Comune si sta affrontando un importante dibattito su come intervenire sull’emergenza abitativa. Potrebbe essere la prima occasione in Italia in cui si perviene alla regolamentazione di colossi come Airbnb, seguendo quanto è già stato fatto in altre città del mondo. Potrebbe essere la nostra occasione per dire a tutta Europa che Bologna non si piega al capitale, che Bologna è diversa. Che l’anima, la storia e la cultura di una città valgono molto di più del profitto di un colosso della Silicon Valley. Vi chiedo di non rimanere inermi di fronte a tutto questo».

Lettera aperta e completa di Davide arrivataci nella nostra redazione

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