Nei panni di un migrante in fuga nel gioco di ruolo dal vivo “The Border”

«Avanti! La linea! Silenzio!». Immaginate di trovarvi ai controlli di una frontiera: siete in fuga dal vostro Paese perché vittime di una faida, di una catastrofe ambientale o di una guerra. Siete in compagnia di uomini e donne con cui avete in comune la necessità di superare il confine. È stata la situazione “distopica” messa in scena dall’associazione “Chaos League” ieri a Bologna, nei locali del Das (Dispositivo arti sperimentali). Il Larp (live action role playing, un’esperienza di ruolo dal vivo) “The Border”, che si ispira ai film “Brazil”, “3%” e “Hunger Games”, è rientrato nel programma della tredicesima edizione del “Terra di tutti film festival”: la rassegna di cinema sociale, promossa da Cospe, We world e Gvc-Onlus, che per tre giorni ha proiettato nelle sale bolognesi «le voci dal mondo invisibile».

«Vogliamo mettere il partecipante di fronte a delle situazioni pesanti, senza ipocrisia. La distopia serve a quello e tramite la caricatura vengono fuori alcune verità», ha affermato Daniele Bergonzi di “Chaos League”. In effetti, la sala dove comincia l’esperienza di gioco è un girone infernale nel quale ciascun personaggio deve superare varie “prove”. La disumanità della frontiera è messa in scena (è veramente così diversa da alcuni confini del nostro tempo?): incasellamento, verifiche sanitarie e psicologiche per testare l’intelligenza, coercizione sui corpi e un non velato disprezzo da parte dei controllori. Oltre che un senso generale di spaesamento vissuto dai personaggi.

Dopo la stanza dei controlli, i protagonisti sono trasferiti in una “cella” in cui vengono proiettate alcune immagini tratte dai programmi della televisione italiana: le interviste di Barbara D’Urso, i litigi della domenica pomeriggio, i reality show ma anche la voce dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti che pone l’accento sulla necessità di coniugare sicurezza, accoglienza e integrazione. Nella stanza finale, invece, insieme con un altro personaggio che deve superare il confine, ci si trova di fronte a un poliziotto di frontiera: solo uno dei due migranti potrà proseguire la sua strada, l’altro verrà respinto.

«Due anni fa – ha detto Bergonzi – riflettevamo su alcuni temi sociali. Quello della migrazione era caldo e si sentiva nell’aria il clima politico che poi si è realizzato con i porti chiusi. Ci è suonato un campanello d’allarme e abbiamo deciso di affrontare il tema». Un Larp distopico per suscitare immedesimazione nei confronti dei migranti, ma non solo. Come ha ricordato Bergonzi, infatti, l’esperienza serve anche per far emergere alcuni tratti della persona: «anche se può sembrare strano, sappiamo che indossando una maschera vengono fuori le verità più intime. Noi interpretiamo sempre un personaggio, ma non ne siamo consci».

Foto: Sito “Chaos League”

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