Baglioni-Salvini, il ministro «ha perso l’ennesima occasione per far bella figura» Intervista a “Cisco”, ex voce dei Modena City Ramblers

«Trovo terribile che un politico come Matteo Salvini trovi il tempo per rispondere agli artisti che dissentono dalla sua politica dicendo che devono pensare a fare “canzonette”. Lui che, a suo detto, è cresciuto con le canzoni di Francesco Guccini e di Fabrizio De Andrè, dovrebbe sapere che gli artisti non fanno canzonette. Ha perso l’ennesima occasione per star zitto e per far bella figura». Sono le parole di Cisco Bellotti (ex voce dei Modena City Ramblers) intervistato dalla Gazzetta di Bologna prima del suo concerto “Addà venì baffone – Qualcosa non ha funzionato” venerdì scorso al Mercato Sonato di via Tartini, 3 a Bologna.

Un live in acustico in cui, accompagnato dal trombettista Simone Copellini , dal chitarrista Massimiliano Frignani e intervallato da alcune letture dello scrittore Carlo Albè,  si è ragionato sull’Italia degli ultimi anni 40 anni. 

L’espressione “Adda venì baffone”, titolo dato al concerto di Cisco, nacque sul finire della seconda guerra mondiale ad opera del popolo napoletano che non sapendo più a chi rivolgersi per mettere fine alle atrocità invocava un certo “baffone”: il dittatore comunista Stalin. Un detto nato, però, prima di conoscere le barbarie della dittatura comunista sovietica. 

Cisco, cosa intendi, invece, nel tuo spettacolo con l’espressione “Addà venì baffone”? 

«L’idea che vogliamo rappresentare è: ragazzi svegliatevi che di “baffoni” ne sono passati fin troppi e le cose non sono migliorate. Il baffone di turno nel nostro concetto di spettacolo è l’uomo forte che venga a risolvere i problemi. E di “baffoni” ce ne sono stati: partendo da Mussolini un secolo fa ad arrivare al socialista Bettino Craxi negli anni Ottanta o Silvio Berlusconi più recentemente, Matteo Renzi pochi anni fa e adesso il “baffone” per antonomasia è Matteo Salvini. Siete sicuri che sia giusto continuare in questa strada? Noi siamo sicuri che sarebbe meglio iniziare a ragionare con la propria testa, a mettersi in gioco anche se capisco che il popolo italiano preferisce non sporcarsi le mani e delegare spesso alle persone sbagliate». 

Il secondo titolo dello spettacolo è: “Qualcosa non ha funzionato”. Come, secondo te può funzionare?  

«Non ho una ricetta. Il nostro concerto è più che altro un ragionamento per passare insieme un paio d’ore con delle canzoni cercando di riderci amaramente sopra e di rifletterci su. La soluzione vera è quella di mettersi in gioco in prima persona sporcandosi le mani. Personalmente io non aspetto il famoso “baffone”. Ho sempre dubitato delle persone che promettono di risolvere i problemi al tuo posto.  Storicamente la frase nata nel Napoletano ha assunto un valore trasversale arriverà quello che te le dà e che ci sistema tutti ma anche auspicando l’idea dell’arrivo di quello che ti bastonerà questa cosa è tipica italiana». 

E nella musica qualcosa è cambiato negli ultimi anni 

«È cambiato sicuramente tanto. Quando ho iniziato con i Modena City Ramblers nei primi anni Novanta c’era un mondo discografico con cui ti relazionavi e lo “scontro” ti faceva crescere. Adesso, invece, esiste un mondo virtuale dove la musica ha perso completamente valore e la musica oggi è concepita a uso e consumo immediato. Personalmente sono fuori dal mondo musicale di oggi. A me piace fare ancora musica come negli anni passati. Prima dell’estate uscirà un mio nuovo disco “Indiani e cowboy “, metafora dei buoni e cattivi sulla frontiera americana. Avrà dei suoni che sicuramente faranno di questo disco un lavoro completamente diverso rispetto a tutto quello che ho fatto in precedenza. Per questo inizierà una campagna di crowfunding per far crescere questo progetto tutti insieme». 

Claudio Baglioni e tanti altri artisti si stanno schierando contro le politiche sui migranti del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Cisco come la pensa? 

«La notizia è che anche il mondo mainstream della musica si schiera. Gli artisti devono muovere i pensieri delle persone e se anche uno come Claudio Baglioni, direttore artistico del Festival di Sanremo, riesce a muovere la grande quantità di menti che seguono il Festival è un piccolo risultato. Che Cisco si schieri a favore dei migranti è un’ovvietà. Ben vengano i confronti anche con chi è contro i migranti. Io, però, sono felice di crescere i miei 5 figli insieme a Mohammed, a Yousuf e a tutti gli amici di origine non italiana che hanno i miei figli perché così scoprono altre culture. Loro a 5 anni mi chiedono dov’è il Pakistan, dov’è l’India, cos’è il Marocco. Preferisco un mondo aperto rispetto a un mondo chiuso da pareti, da muri e da frontiere».

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