Studenti di Bologna riuniti, «Basta scuole che cadono a pezzi»

Cantavano “Bella Ciao” e indossavano gilet arancioni come simbolo dei lavori di manutenzione e ristrutturazione che mancano nelle scuole. Nessun riferimento ai gilet gialli francesi. Sono, invece, gli studenti delle scuole superiori di Bologna che, riuniti come Collettivo interscolastico, giovedì scorso hanno organizzato un flash mob di protesta in piazza Maggiore per rivendicare il diritto di studio all’interno di strutture sicure e a norma.

La protesta è a seguito di numerosi episodi di crolli, riscaldamenti non funzionanti (con temperature di 12/13 gradi), allarmi antincendio fuori uso e vie di fuga bloccate. «Da anni in alcune scuole piove dentro le aule nei mesi invernali, ci sono buchi nei muri e nei pavimenti. Le strutture scolastiche vengono trascurate, a volte facendoci studiare in condizioni di disagio, altre volte evacuando la scuola, e, di conseguenza, dover mettere in contrasto il diritto allo studio con il diritto alla salute (due diritti che dovrebbero presenziare di pari passo)», ha dichiarato Chiara Di Sipio, rappresentante d’istituto del liceo scientifico Copernico di Bologna. Gli studenti richiamano alle responsabilità mancanti delle Istituzioni, ma anche dei docenti e dei collaboratori scolastici.

Gli studenti si sono persino voluti riunire in un collettivo organizzato tra più istituti superiori, da licei scientifici Copernico, Fermi, Righi e Sabin, al liceo classico Minghetti, dall’Istitito artistico Arcangeli all’Istitutio Superiore d’Istruzione Giordano Bruno di Budrio, per unire le forze e far valere il diritto di scuole sicure dal punto di vista strutturale. «Non è accettabile che quei luoghi che per noi sono una seconda casa e che ha il dovere di formarci come persone e come cittadini rischi di crollarci sulla testa. Speriamo che la nostra azione possa smuovere le coscienze di chiunque venga in contatto con il nostro messaggio, che ne parli con tutti quelli che incroceranno la sua strada, e che insieme, come abbiamo fatto noi, si chiederanno dei “perché», ha dichiarato il Collettivo.

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