Riders, a Bologna botta e risposta tra fattorini e Glovo

Riconoscimento del lavoro come “subordinato” e maggiori tutele ai riders (ciclofattorini): sono alcuni dei propositi emersi nel corso della conferenza “Riding the platform: quale regolazione per i lavoratori delle piattaforme?” tenutasi a Bologna ieri nel complesso “Santa Cristina”, in piazzetta Morandi. L’evento fa parte del progetto PLUS (“platform labour in urban spaces”), che si propone di studiare le moderne piattaforme della “gig economy” in 7 città europee verificandone l’impatto sul lavoro, sul web e sui sistemi di protezione sociale. Ha aperto l’incontro il videomessaggio della ministra del lavoro e delle politiche sociali Nunzia Catalfo, che ha promesso di garantire ai riders e in generale alle categorie della “gig economy” (forme di organizzazione dell’economia digitale) la tutela a una retribuzione dignitosa collegata ai contratti collettivi nazionali. 

Tra gli ospiti c’erano Giacomo Manai (responsabile delle relazioni istituzionali per la piattaforma di food delivery Glovo) e Tommaso Falchi (in rappresentanza dell’organizzazione sindacale Riders Union Bologna. Tra i due è cominciato un contraddittorio. «Perché non assumiamo i riders?», ha esordito Manai. «Prima di tutto perché il 75 per cento dei riders è studente o già lavoratore. La stragrande maggioranza dei riders non accetterebbe il contratto di lavoro subordinato, essendo la flessibilità necessaria per fare questo lavoro. L’80 per cento dei riders su Glovo considerano la loro attività come un lavoro di transizione: tra 6 mesi non lo faranno più», ha dichiatato il responsabile di Glovo Il 35 per cento dei riders collabora con altre piattaforme nella stessa fascia oraria» 

Falchi ha risposto che «è ovvio che il lavoro sotto Glovo è considerato transitorio, dato che con Glovo non si campa. Noi chiediamo diritti e tutele maggiori, come l’estensione del diritto alla subordinazione a tutti i lavoratori. Un primo passo positivo lo abbiamo ottenuto nel maggio 2018 con la firma della Carta di Bologna (la “Carta dei diritti fondamentali dei lavorati nel contesto urbano) ora ci attendiamo che il nuovo governo faccia un passo in avanti, superando la precedente impostazione contenuta nel decreto Salva-Imprese del precedente esecutivo». 

Manai ha spiegato anche come un rider non abbia penalizzazioni se non accetta una consegna: «Un rider fa un processo di onboarding, in cui gli viene spiegato tutto il necessario. A quel punto gli viene fornito un calendario virtuale in cui sono segnati gli slot disponibili per ogni ora. Dopo il check-in il rider diventa attivo. Se non fa il check-in non gli succede nulla nemmeno in negativo. Se il rider fa il check-in viene pagato per ordinazione, non in base al tempo impiegato per arrivare a destinazione. Si può quindi rifiutare di eseguire la prestazione». 

Secondo Falchi è improprio che non ci siano penalizzazioni, dato che «il rider che rifiuta le consegne cala nel ranking reputazionale», cioè la classifica in base alla quale le piattaforme scelgono di volta in volta quali riders chiamare per eseguire le consegne. Manai ha, inoltre, affermato come sia nello stesso interesse dei riders preferire il cottimo alla paga minima oraria (data la possibilità di effettuare più consegne in un’ora)». 

Al discorso è intervenuto Marco Lombardoassessore al Lavoro del Comune di Bologna: «Il referente di Glovo ha detto che il contratto collettivo nazionale non era economicamente sostenibile. Se è però sostenibile per piattaforme più piccole che pagano tasse in Italia, come può non esserlo per enormi aziende come Glovo? Non è un problema di sostenibilità economica, ma di scelta. Propongo un’assemblea pubblica che coinvolga i lavoratori, per far dire loro se preferiscano cottimo o tutele minime. Non mi convince che siano le aziende a parlare della soddisfazione dei riders». Tra le altre proposte presentate nel corso dell’evento, il giuslavorista Marco Barbieri ha suggerito l’istituzione di un’indennità di disponibilità per il tempo di attesa per i riders (data la discontinuità intrinseca alle loro prestazioni) per uscire dalle logiche di sfruttamento; mentre il consigliere regionale piemontese Marco Grimaldi ha auspicato che il divieto del cottimo, già presente in Piemonte grazie al suo impegno, sia esteso a livello nazionale. 

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