È stata una lezione di filosofia diversa dal solito. L’ aula VI di via Zamboni 38, subito all’ingresso, dove di solito i professori universitari spiegano le loro lezioni, ieri sera è stata riorganizzata come punto vendita di cocktail e, per tutto il piano terra, c’è stato un via vai di gente che cercava di raggiungere la “zona discoteca”, in fondo al corridoio, dove era stata montata una console di tutto rispetto. 

«Sono molto organizzati. Alcuni ragazzi del Comitato si occupano di tenere la situazione sotto controllo, altri di gestire la vendita di alcolici e, a fine evento, rimangono per pulire e sistemare tutto», dice un ragazzo che ha fatto un salto in via Zamboni 38 ieri sera. Il Comitato in questione è il CUA (Comitato Universitario Studentesco), che ormai già da più di dieci anni organizza le “Reclaim The Streets”. “La pratica della “Reclaim” – spiegano alcuni ragazzi del Comitato – nasce per essere una protesta a servizio delle lotte che, a partire dalla riappropriazione collettiva di spazi pubblici, rivendica il diritto di avere spazi e tempi di aggregazione e socialità esterni alle dinamiche di profitto che regolano i ritmi di vita imposti dalla società».

Bologna la prima “Reclaim” promossa dal CUA risale al 2 ottobre del 2007: durante un’occupazione di via Zamboni, 38 circa un migliaio di studenti e studentesse decisero di riprendersi la strada contro le politiche repressive dell’allora amministrazione cittadina guidatdal centro-sinistra  di Sergio Cofferati. Non mancarono le provocazioni delle forze dell’ordine, che con una carica innescarono la resistenza di chi si trovava in strada. Da allora le Reclaim the Streets sono sempre state presenti in zona universitaria e lo sono tutt’ora. 

La loro presenza si vede eccome e, soprattutto, si sente: la Reclaim the Streets organizzata ieri ha visto la partecipazione di “Visione Futura”, nuovissima etichetta musicale nata da giovani dj e producer appassionati dalla ricerca sonora contemporanea in ambito elettronico. 

«Oltre a reclamare spazi e tempi a misura dei bisogni e dei desideri di chi vive la zona universitaria le Reclaim sono sempre state momenti molto importanti per condividere punti di vista sulle questioni sociali e politiche che muovono l’agire quotidiano del collettivo e non solo. Sono momenti in cui, a partire dall’occupazione degli spazi in oggetto, si portano in strada contenuti culturali dal basso e da condividere con tutti e tutte coloro che partecipano all’autogestione. Sono momenti in cui la nostra visione di sapere critico esce dalle aule dell’università e invade le strade producendo confronto e momenti di socialità alternativi a quelli calati dall’alto che ci vedono solo come consumatori di divertimento», – continuano i ragazzi del CUA. 

La critica è in primis verso il Comune e l’Università. «La loro arma preferita è quella di minimizzare questi momenti buttandoli nel calderone del tanto acclamato degrado. Pare che questa retorica piaccia a tal punto che non vedono l’ora di imbracciarla per sentirsi liberi di occupare spazio con iniziative posticce, togliendo spazi di sana socialità quotidiana a favore di luccicanti zone protette da siepi finte. Tutto ciò sempre anticipato da un arsenale di ordinanze che fanno rischiare una multa se ci si siede in piazza a scambiare due chiacchiere tra amici e colleghi». 

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