«Si tratta di realizzare un orto sollevato in un contenitore quadrato di legno diviso in 9 quadrati che producono fino a 9 ortaggi diversi, su una superficie totale di circa 1,5 mq compresi gli spazi per girarci attorno». Servono poche parole per descrivere “Ortoquadrato”, un progetto di agricoltura sociale realizzato dalla Fattoria e cooperativa Capovolti che, in provincia di Salerno, lavora con persone disabili e con i loro familiari. L’orto di Capovolti, importato dall’idea iniziale dello statunitense Mel Bartholomew e dalla reinterpretazione francese di Anne Marie Nageleisen, può ridurre il consumo medio di acqua e favorisce la biodiversità perché organizzato su base biologica, ma il fattore determinante è l’accessibilità per chiunque.

«Il rapporto con le piante, più spiccatamente individuale e fondato sul protagonismo di ciascuno nella cura, consente di lavorare sulle emozioni, sull’empatia e sull’emersione di stati emotivi e affettivi complessi, positivi come più critici», si legge sul sito della cooperativa. “Ortoquadrato” si lega a “Capovorti”: un gioco didattico utilizzabile nelle scuole e in famiglia per imparare le diversità presenti in natura e le differenze che esistono tra le persone. Un’idea in linea con l’obiettivo 8 dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile, che invita a «garantire un lavoro dignitoso per donne e uomini, compresi i giovani e le persone con disabilità».

 

Foto: Cooperativa Capovolti/Facebook

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