Lo scorso febbraio a Bologna ha aperto una bottega dove trovare cibo proveniente da filiere biologiche e sostenibili a un prezzo accessibile. Si tratta di “Camilla”: il primo emporio di comunità d’Italia. Qui consumatori e produttori hanno unito le proprie esperienze e hanno deciso di aprire un emporio che fosse anche un luogo di ritrovo, intorno a cui far crescere una comunità in cui i propri componenti di riconoscono.  L’idea è venuta circa un anno e mezzo fa ad “Alchemilla”, unione di cittadini promotori di un gruppo d’acquisto solidale, e Campi Aperti, un’associazione di produttori del territorio che gestisce sette mercati a filiera corta in città. 
Camilla è una bottega dove trovare cereali, legumi, farine, frutta e verdura, ma anche detersivi e cosmesi. Non manca niente insomma, ma la particolarità di questo luogo sta nella condizione alla base della sua costituzione: si può fare la spesa da Camilla solo se si decide di diventare soci della cooperativa. « È una scelta precisa che ha lo scopo di far sentire come proprio l’emporio e tutto ciò che ci sta intorno, in modo da prendersene cura e contribuire alla sua crescita» racconta Giovanni Notarangelo, uno dei fondatori.  

I soci non sono anche clienti ma decidono quali prodotti e produttori scegliere e impiegano tempo nella gestione: ognuno di loro svolge un turno di tre ore mensili per mandare avanti la bottega. Ma c’è anche la possibilità di fare un mese di prova prima di decidere se diventare soci. Questo tipo di esperienza prende il nome di “Food coop” ed è già molto diffusa all’estero, tutte derivano dalla capostipite Park Slope fondata a Brooklyn nel 1973 e che oggi conta più di 17mila soci. I prodotti vengono scelti in base alla certificazione di “garanzia partecipata”: vuol dire che non vengono certificati da enti terzi, ma è la stessa comunità a garantire che quel produttore risponde ai criteri richiesti dagli stessi componenti. 

Oltre alla predilezione per i prodotti a chilometro zero, sostenibilità ambientale, giustizia sociale, diritto al giusto cibo nel rispetto di un equo compenso del lavoro e sostegno di progetti sociali sono i criteri che stanno a cuore ai soci di Camilla. Per il futuro c’è l’idea di una linea di prodotti “a marchio” Camilla, provenienti da filiere pensate dai soci dall’inizio alla fine col vantaggio di stabilire quantità e prezzi in anticipo, in modo da abbattere i costi in maniera lecita.   «Il nostro obiettivo è lavorare affinché sempre più persone possibili acquisiscano questa consapevolezza», conclude Giovanni Notarangelo. Per questo motivo i componenti di Camilla guardano al domani con l’impegno a supportare le realtà che vorranno avviare esperienze simili. 

 

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