“Non potevamo non fare niente”, mostra fotografica di donne deportate nei campi di concentramento

La nudità di fronte a sconosciuti, anche se donne. Poi i capelli rasati, la maternità. E il ciclo mestruale bloccato attraverso delle sostanze somministrate nei campi di concentramento. È rivolta alle donne che hanno subito le atrocità delle deportazioni nel periodo nazista la mostra fotografica “Non potevamo non fare niente”, organizzata a partire da oggi dalla sezione di Bologna dell’Associazione nazionale ex deportati (Aned) nella sala coperta della biblioteca Salaborsa.

L’esposizione, dedicata in particolare alla famiglia bolognese Baroncini (i cinque componenti furono tutti deportati) è curata da Ambra Laurenzi, fotografa e presidente del Comitato internazionale di Ravensbruck, un campo di concentramento femminile a nord di Berlino. Le loro fotografie e le storie, oltre a oggetti originali concessi dagli eredi dei Baroncini, saranno accessibili fino a domenica 27 gennaio. 

«Gli oggetti contenuti nella teca di vetro – ha affermato Angela Berzuini, componente del comitato direttivo Aned – sono dei biglietti che le due sorelle Baroncini si scambiavano. Perché, pur essendo nello stesso campo, erano separate. Si scriveva di contrabbando: c’erano delle detenute che svolgevano il ruolo di infermiere e facevano anche da messaggere tra le internate». L’intimità di Jole Baroncini (le sue scritture e i suoi ricami) è esposta al fine di ricordare, di non perdere il legame con la memoria di ciò che è successo, soprattutto ora che gli ex deportati stanno scomparendo o non hanno più le energie per raccontare.  

Proprio l’apertura alla società civile è una delle caratteristiche della sezione bolognese dell’Aned. L’associazione, nata negli anni Sessanta per volontà dei familiari dei deportati, ha avvertito da subito l’esigenza di informare la cittadinanza. E, ora, il principale campo di intervento sono le scuole: dalle lezioni in classe ai “pellegrinaggi laici” nei campi di concentramento europei. «Con i ragazzi cerchiamo sempre di stimolare il senso di responsabilità – ha continuato Berzuini – e al pensiero critico e autonomo. Di solito facciamo un concorso grafico-pittorico destinato agli studenti della terza media, invece quest’anno è letterario (giovedì 24 gennaio alle 15,30, nella Cappella Farnese, ci saranno le premiazioni) e il titolo è “I luoghi della memoria”. Li invitiamo a uscire dalla scuola e a guardarsi intorno per riflettere”.  

Inoltre, per quanto riguarda l’attualizzazione della memoria, l’Aned prende posizione anche su temi che riguardano il presente. Quali sono i lager dei nostri giorni? C’è qualcosa che si potrebbe fare, riprendendo il titolo della mostra? «Penso alle carceri libiche – ha concluso Berzuini – a luglio, durante la riunione dei comitati dei campi, abbiamo fatto un appello all’Europa affinché con i migranti si rispetti la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo».

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