Una sentenza di ieri delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha confermato che i fiori, l’olio, le foglie e i derivati della canapa sativa non possono essere venduti “salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante”. Questo famoso “effetto” nella canapa sarebbe, secondo la giurisprudenza, lo 0,5 per cento del suo principio psicotropo (THC). Bene, fin qui ci siamo. In teoria la sentenza di ieri non avrebbe, dunque, cambiato alcunché sulle leggi del settore per i coltivatori e per i rivenditori perché era così anche prima della sentenza di ieri. Come ha ricordato oggi ConfAgricoltura, la giurisprudenza ha già escluso dal campo di applicazione della legge sugli stupefacenti i prodotti di canapa industriale con valori di THC sotto lo 0,5 per cento.
Tuttavia, da oggi potrebbe essere soltanto “normalizzato” a livello politico un possibile aumento dei controlli nei negozi che vendono canapa e potrebbero anche verificarsi possibili sequestri preventivi dei prodotti solo per assicurare le forze dell’ordine e le magistrature che questi non abbiano quella concreta “efficacia drogante” (THC superiore allo 0,5 per cento). Tutto questo potrebbe comportare disagi per i commercianti come successe qualche mese fa a Chiara Bertaccini nel suo negozio di prodotti di canapa a Forlì. Alla 27enne romagnola furono sequestrati preventivamente tutti i prodotti di canapa “light” proprio sotto il periodo dei regali natalizi facendole perdere del prezioso guadagno.
Quindi se è vero che la sentenza non ha cambiato le cose, di certo non è migliorata la situazione per chi crede che la canapa abbia proprietà benefiche e che deve essere venduta se pur con il limite del THC inferiore a limiti di legge. In altri Paesi, invece, il valore della canapa lo hanno ben compreso. Basti pensare all’Uruguay dove è possibile comprare la canapa terapeutica (non quella “light”) in farmacia al costo di 1 euro al grammo. In Italia sembra difficile mettersi d’accordo persino sui fiori di canapa con tenore di THC dello 0, 5 per cento.
Inoltre, la sentenza della Cassazione di ieri, non avendo chiarito esplicitamente i molti dubbi sulla canapa “legale”, potrebbe dare effetti sulla sua economia perché un imprenditore potrebbe essere spaventato nell’investire i suoi soldi  in un mercato che ha ancora dubbi da sciogliere. Per capire meglio la sentenza è necessario aspettare le motivazioni che hanno spinto le Sezioni Unite a sentenziare cose che già si conoscevano. E se da un lato ha lasciato le cose come stanno, di sicuro, però, metterà a tacere i commercianti nel caso dovessero subire più controlli o sequestri preventivi. E i controlli sono l’unica cosa che può incentivare il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Solo 3 settimane prima della sentenza delle Sezioni Unite, il vicepremier leghista minacciò addirittura di voler chiudere le migliaia di negozi che vendono canapa “light” perché, secondo lui,  in quei negozi regolarmente aperti si venderebbe la droga.
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